Solidarietà a Francesco “Copertina” Brancaccio

Queste cose di cui mi imputa fanno parte della Sua cultura, non della mia […]
Non faccio parte della Sua famiglia.
Lucio Castellano davanti al Giudice istruttore
12 Giugno 1979  

Chi lo avrebbe mai detto che, nel 2007, l'ombra di "Mario Scelba con la sua celere e questura" potesse gettarsi ancora sui movimenti?
Eppure è così. A esserne vittima è stato, questa volta, Francesco Brancaccio, compagno che abbiamo conosciuto nella rete di Uniriot.

Colpendo Francesco hanno voluto colpire tutti noi, e questo sia ben chiaro. Ci sembra inquietante che, per farlo, anziché le armi della politica, vengano usati dispositivi polizieschi come l'articolo 1.
Dispositivi che non sono semplicemente il residuo delgli anni '50 o degli anni '70 ma assumono oggi un nuovo ruolo in un'articolazione complessiva di disciplina e controllo sulle nostre vite.

In tempi di Partito democratico nulla può essere inatteso e la macchina deve funzionare bene. Perché sono democratici ma, si sa, a volte possono anche usare qualche legge che con lo stato di diritto ha ben poco a che fare. Una legge grazie alla quale basta la volontà di un questore per limitare le libertà individuali dell'avversario politico di turno senza che sia stato mai condannato dalla magistratura. A già, dimenticavamo, noi non siamo politici. Ce lo ha detto il Grande Capo qualche tempo fa quando venne a parlarci "dei fratelli tute blu che seppellirono le asce". "Ma non fumammo con lui, non era venuto in pace".

Francesco ora rischia di diventare un "sorvegliato speciale" ma questo status va ben al di là del singolo compagno, del singolo attivista. Il messaggio è che, se non ce ne siamo accorti, siamo tutti sorvegliati speciali.
Ma possono anche sovegliarci quanto vogliono. Non hanno niente da scoprire. Noi, infatti, ci muoviamo sempre sulla superficie. Sono loro che sono abituati a muoversi nascosti, vagando per sotterranei, sempre più in profondità. Sono convinti che tutto ciò che non capiscono sia una cospirazione sotterranea. Ma noi, come disse Lucio Castellano al giudice, non siamo della loro famiglia.  

Un abbraccio a Francesco, nostro fratello.
C38, Collettivo di Lettere e Filosofia di Bologna

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