L'Uniriot Day a Bologna ha significato, per noi, riprenderci la facoltà, risignificarla, farle parlare una lingua oscena, "antipolitica", direbbe qualcuno.
Via Zamboni 38, Facoltà di Lettere e Filosofia. Centinaia di studenti condividono gioia e saperi, laddove la tristezza feudale vorrebbe scandirne le giornate e imbirgliarne le intelligenze. I baroni dell'Alma Water vogliono che quella di Bologna sia l'unica università a non accettare che le sue porte rimangano aperte dopo le ore 19:00. Forse hanno paura che le tenebre, teatro abituale di sedizioni e tumulti, accolgano tra le loro braccia la cospirazione studentesca e precaria. Ma noi, che abbiamo imparato dalle mura imbavagliate di questa città, che cospirare vuol dire respirare insieme, ieri notte abbiamo unito i nostri fiati e, sulle orme di Guy Fawkes, abbiamo dato fuoco alle polveri. Via Zamboni 38 è esplosa in quella felicità che, collettivizzata, è sovversiva.
Quello di ieri ha rappresentato un importante precedente in questo ateneo, in una città in cui l'appello alla legalità unisce pubblici ministeri, sindaco e presidi di facoltà. Tutti schierati in difesa di quella logica per cui i soggetti nomadi e cognitari (studenti, migranti, precari) dopo aver prodotto ricchezza, dopo esser stati rapinati quotidinamente di ciò che hanno prodotto (saperi, cooperazione sociale e soldi), vengono costantemente disciplinati, controllati e repressi. Ma ieri sera la logica di istigazione-repressione è andata in cortocircuito. I conflitti che quotidianamente agiamo per l'autonomia della cooperazione sociale ieri hanno ecceduto un confine temporale. La nostra temporalità, come dicono i bempensanti che chiedono legalità, "ha preso una brutta piega" e ha determinato un incontro inedito. Questo incontro si chiama Uniriot (www.uniriot.org): un sito che connette i nodi di un’università-in-divenire che vive già nella realtà delle lotte e nei percorsi che costituiscono forme di vita eccedenti la disciplina dei saperi imposta dall’università del 3+2.
Il dado è tratto (alea iacta est) e ora indietro non si torna. Abbiamo varcato il Rubicone ma non ci interessa puntare al centro dell'impero, perché il centro dell'impero siamo noi. Ma stiamo da un'altra parte.
Il nostro tempo è qui, comincia adesso.
http://www.uniriot.org/index.php?option=com_wrapper&Itemid=62